Rosabella e il Fiore della Primavera

Mancavano pochi giorni alla Primavera, e Fata Rosabella era tutta indaffarata, andava di qua e di là a controllare la serra del Grande Fiore, dove esso giaceva prima del grande risveglio.

Nella serra del Regno delle Primule Supreme aleggiava un gran fermento, una fila di api e di ligi insetti si estendeva operosa per dare nutrimento al fiore simbolo della Primavera, e così restituire beltà e vigore alla sua magica corolla. Il fiore dal quale nascevano tutti gli altri fiori, la Madre dei Fiori, la suprema fonte da cui si originavano le colorate bellezze della Natura.

Rosabella era la Prima Fata dei Fiori, un compito molto importante aveva sulle sue minute spalle, nonché estremamente gravoso, perché se il Fiore della Primavera non si fosse destato, nessun fiore sarebbe potuto nascere e crescere, e i colori del mondo non si sarebbero accesi. Così, ogni anno, quando sorgeva il mese di marzo tutti si affaccendavano alacremente, il Piccolo Popolo con animali e creature magiche al seguito e, ovviamente, le Fate preposte all’illustre evento.

Quella mattina Fata Rosabella si apprestava a liberare le grandi vetrate per cominciare a dar spazio alla luce, dopo il lungo e buio riposo invernale rigenerante, quando, d’improvviso comparve al suo cospetto un bruchino, tutto trafelato e ansante, che distintamente aveva impiegato ponderosa fatica per correre fin lì.

«Amico bruchino, sai che non dovresti correre, la tua natura non te lo consente e rischieresti un letale affanno» si preoccupò Rosabella.

«M’inchino, Prima Fata dei Fiori» la ossequiò il bruchino tirando l’ultimo fiato. «E devo darvi ragione, ma non v’era tempo per prenderla comoda.»


«Oh, misericordia!» si agitò all’istante. «Non dirmi che…»

Il bruchino annuì grave. «Sì, mia onorata Prima Fata, la Mantide è tornata.»

Rosabella non attese tempo, immediatamente chiamò a raccolta le altre Fate del Bocciolo e si misero a studiare un piano di difesa. Il Fiore della Primavera era in serio pericolo, bisognava agire il prima possibile.

Una giovane Fatina, novizia del Clan delle Foglie Screziate, si avvicinò al fitto gruppo di Fate che gesticolavano animatamente e, con fare incuriosito ma deferente postulò: «Chi è Carpazia Mantide di Tenebra?»

«Oh, piccola cara!» esordì la Fata Custode del Bocciolo. «Non dovresti neanche pronunciare il suo nome, è una perfida Strega che può sentirti ovunque tu sia, se solo invochi il suo nome!»

La dolce Fatina scattò all’indietro il mento, facendosi interdetta. «Ma voi… voi l’avete nominata, questo vuol dire che siete tutte in pericolo?»

«Noi no, tesoro» si fece avanti Rosabella. «Siamo protette da un incantesimo e non può sentirci.» Le accarezzò la testolina ricciuta e proseguì: «Carpazia è Regina degli Insetti Scuri nella Valle del Lamento, che vogliono impadronirsi del Grande Fiore per far proliferare la vegetazione nei loro territori aridi, dato che i colori nelle loro terre sono soltanto un sogno. Erano confinati attraverso un sortilegio della Fata della Montagna Tuonante, ma a quel che appare sono riusciti a neutralizzarlo.»

«Ma il Grande Fiore non può bastare per tutti?» chiese ingenuamente la piccola.

«No, disgraziatamente.» Rosabella si afflisse dopo un sospiro stentato. «Il Grande Fiore non può sopravvivere nella Valle del Lamento, ne prosciugherebbero l’essenza vitale e non ci sarebbe più speranza per lui, per nessuno di noi.»

«Se è così, per quale motivo rubarlo?» insisté la Fatina poco convinta. «Non potranno usarlo ugualmente, quindi non sarebbe una fatica inutile?»

«Carpazia ne vuole carpire i segreti, quei segreti che noi stesse Fate del Bocciolo non conosciamo, sono chiusi come in uno scrigno nel cuore del Grande Fiore. Ha un potere immenso, può dar vita alla Natura intera, e non è escluso che potrebbe dar vita a qualunque cosa la Mantide desideri, eserciti e mostri devastatori, per diventare anche regina del nostro Regno, di tutti i Regni delle Terre Magiche.»

La Fatina guardò Rosabella con mestizia, mentre costei si avvicinava alla sua fronte per apporle il Sigillo del Bocciolo, affinché la Mantide non avesse potuto ascoltare i suoi pensieri.

«Ora sei anche tu una Fata del Grande Fiore» proclamò la Fata Rosabella. «Per sventura o per destino, sei legata alla nostra missione.»

La Fatina non sapeva se esserne onorata e contenta, oppure se quello fosse il sigillo della sua fine. Così giovane e inesperta, senz’altro non sarebbe mai stata in grado di equiparare il potere della Mantide di Tenebra. Ma Rosabella la sollevò, la prese sotto le sue ali e le indicò cosa ci fosse di giusto da fare.

Il momento dello scontro non si fece attendere. Sul promontorio che sovrastava la Valle Fiorita apparvero ben presto la nera Mantide dalle lunghe zampe chelate e la schiera dei suoi tetri adepti, insetti stridenti dal sembiante spaventoso, come se la macabra avanzata non fosse già terrificante di per sé.

Rosabella, brandendo la sua bacchetta multicolore si mise a capo della Legione Fatata, con al fianco la piccola Fatina che si stringeva con le spalle tremolanti. Il Popolo Magico non si tirò indietro, tutti si unirono per far fronte comune intorno all’aurea serra, decisi più che mai a proteggere il Grande Fiore.

Intanto, i primi luminescenti e bianchi raggi stavano uscendo dal suo cuore, il Fiore della Primavera si stava svegliando, e con il suo risveglio la serra stava diventando come un grande Sole, irradiante pura luce di vita e magia.

«Dobbiamo affrettarci, prima che il Grande Fiore si svegli del tutto» asserì Rosabella alle sue più prossime compagne, le Fate del Bocciolo che si erano disposte a corona intorno a lei.

Le Fate annuirono energicamente, dovevano subito scacciare i malfattori in quanto il Grande Fiore, durante il solenne risveglio era più fragile e indifeso, dato il lungo torpore in cui era caduto per ritemprarsi di tutte le energie magiche, e recuperare la forza necessaria per restituire colore al mondo.

Temeraria e intrepida, Rosabella innalzò la sua bacchetta puntandola al Sole, per lanciare le prime magie contro i malvagi usurpatori. Come una musica d’orchestra, in completa armonia e sintonia le altre Fate la seguirono, una dopo l’altra, aggiungendo il loro potere al suo, che si concentrò tutto nella bacchetta di Rosabella, la quale divenne faro sfolgorante che, con una folgore incandescente, bruciò totalmente il bordo del promontorio, creando un abisso invalicabile tra i giardini della nobile serra e la malefica armata.

Alcuni mostruosi insetti scivolarono giù, lungo il bordo e sprofondando in un vuoto che non li avrebbe più liberati, mentre gli altri, su ordine della loro regina si alzarono in volo per prendere d’assalto la serra dall’alto.

Prontissime, le Fate del Sommo Bosco puntarono le loro bacchette verso gli alberi sul confine dei giardini, che istantaneamente si sollevarono con i loro arcuati rami per arpionare i turbinosi nemici, i quali non fecero miglior fine dei turpi compagni. La Mantide s’indispettì, se non poteva attaccare né da terra né dal cielo, come avrebbe potuto raggiungere il suo tanto ambito Fiore della Primavera?

Allora ebbe un’idea, sguainò il suo oscuro bastone magico e trasformò i sopravvissuti dei suoi seguaci in polvere compatta, come un’immensa nube nera che avrebbe spazzato via in un sol colpo quegli insulsi Esseri Fatati. Così fece, e sulle prime il Popolo Magico non poté contrastarla.

Pian piano, la valle si ricoprì di nero fumo e fitta nebbia, raggiungendo la Legione Fatata che si sentì avvolta e inerme, insidiata dall’impossibilità di vedere e dunque di muoversi. Fata Rosabella avvertì vicina la disfatta, perché sebbene le Fate comunicassero con il pensiero, l’obiettivo da combattere in pratica era diventato invisibile.

Perciò, in un atto di estremo coraggio prese il volo in direzione della serra, concentrando in sé tutto il potere delle sue sorelle Fate, che ella ancora conservava nella sua bacchetta, e con un tuffo ad occhi chiusi si gettò al centro del Grande Fiore, che stava dischiudendosi, fondendosi con esso. All’assorbimento di quell’immenso potere, il Fiore della Primavera si aprì con uno scatto spettacoloso, i suoi petali si aprirono completamente liberando un’energia così poderosa che, con un boato di luce assordante, disintegrò in un barbaglio la nefasta nube, alla maniera di un impetuoso ordigno nucleare che non lasciò scampo a nessuno di essi.

La Mantide, sospirante e abbattuta, dové ripiegare verso la Valle del Lamento, per riprendersi dalla sconfitta e dalle ingenti perdite, prima di ripartire all’attacco. Di sicuro sarebbe tornata, ma ora il Grande Fiore avrebbe potuto degnamente difendersi, grazie al potere magico delle Fate che aveva incanalato, grazie all’eroico atto della Fata Rosabella.

Il sacrificio di Rosabella divenne leggenda, la sua vita si era fusa con quella della Grande Fiore perdendo la sua identità di Fata, ma in fondo non avrebbe potuto chiedere di meglio. Immolarsi per il bene del suo Popolo, immolarsi per i colori del mondo.

L’ultima Fatina che Rosabella aveva nominato nella Corte dei Fiori, seguì il suo valoroso ed epico insegnamento: da quel giorno anch’ella diede la sua vita per il Grande Fiore, superando tutte le Fate del Bocciolo in abnegazione e sacrificio. Non perse più tempo a scorrazzare tra i fiori e a giocare spensierata, bensì lo dedicò interamente ad educare ed iniziare le novizie, raccontando spesso la leggenda di Rosabella, la Prima Fata dei Fiori che rinunciò alla sua vita per salvare il mondo e i colori della Natura, quei magnifici colori che, ogni Primavera, grazie a lei potete e potrete ammirare, eternamente.

Fiore della Primavera

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