Il mio amico Romeo, Pegaso di Fuoco
Ho conosciuto Romeo in una circostanza imprevista, quando io e le mie compagne eravamo intente a liberare una porzione di mare ormai spenta e logorata dagli influssi malevoli di uno Stregone, che si era impossessato del Regno delle Sirene per innalzare il suo castello dalle alte torri nere e tenebrose.
Nel mio mondo impera la pace, la collaborazione e prima di tutto il Bene, ma accade sovente che qualche essere malvagio, che viaggia per le dimensioni, si ritrovi molto comodo a viverci, vedendolo come terreno fertile per poter predominare, visto che il nostro popolo è pacifico e non ama la guerra, siamo tutti alla pari e nessuno si ribella, quindi una condizione ottimale per chi brama il potere assoluto.
È vero che nel nostro mondo esistono anche zone buie, popolate da esseri non troppo socievoli e un po’ litigiosi, esseri che amano dar vita agli incubi e del resto è la loro indole, la loro missione, tuttavia nessuno mai ha tentato di prevalere sull’altro, come invece successe con questo Stregone, che in verità era stato cacciato anche dal suo mondo per l’esagerata malvagità che lo contraddistingueva.
All’inizio eravamo rimaste a guardare, ad attendere una sua incisiva azione, noi Fate non diamo mai le cose per scontato anche se siamo in grado di leggere il cuore di ognuno, ma siamo state abituate ad evitare il più possibile lo scontro, la guerra, a non usare la nostra magia per eliminare chicchessia, che sia un essere vivente o semplicemente un fiore.
Io non sono una Fata facente parte delle Difenditrici del Regno, però sono sempre in prima linea per proteggerlo. Sono così, vado dove occorre e quando mi chiamano, poiché sono di una stirpe particolare, unica, ero un’essenza non classificata ai tempi dei primordi, non mi era stato assegnato alcun Elemento della Natura perché rientravo nella Quintessenza, e quindi non ho mai avuto un compito specifico nel mondo degli Umani.
Solo in seguito ho potuto comprendere quale fosse il mio posto nel mondo, sono diventata la Fata delle Favole e per mia scelta, di conseguenza mi sento alquanto privilegiata in tal senso, anche se i miei molteplici compiti sono rimasti invariati, dal momento in cui ho lasciato il mio ruolo nella Corte della Regina. Ora sono una sorta di factotum fatata, e non posso mai esimermi a qualunque chiamata della Regina.
Le favole le scrivo per passione, per amore, l’amore che ho riscoperto di avere per la Razza Umana, insomma la mia è una missione personale, in piccolo, e liberamente scelta. Il fattore però è quello comune, sempre rivolto a salvare il mio mondo, e con questo originale sistema, che nessuna Fata ha mai utilizzato o più che altro sperimentato, vorrei portare gli Umani ad amare la magia, ad amare noi, così follemente da lasciarci finalmente in pace, lasciarci vivere serene e senza paura di essere sfruttate, catturate e sezionate come insetti a puro scopo di studio.
La gerarchia del nostro mondo vede noi Fate come governatrici, ma non nel senso che comandiamo le altre razze magiche, quanto piuttosto siamo più ordinate e classificate secondo i nostri doveri, i nostri compiti, in base alle richieste della Natura in nome della quale operiamo. È per questo motivo che esiste una Fata Regina, la quale mantiene semplicemente l’ordine, ma nessuno di noi è suddito o sottomesso, sia per quanto riguarda le Fate che tutti gli altri Esseri Fatati che popolano il nostro mondo.
In quell’occasione furono chiamate a raccolta le Fate Difenditrici del Regno, ed io naturalmente, per intraprendere una prima azione contro lo Stregone. Se non fossimo state sufficienti, infatti, sarebbero intervenute altre Fate, in base alla necessità, ed esponenti delle altre razze magiche per darci man forte.
La nostra fu una ricognizione preliminare, per accertare le intenzioni dello Stregone, ma già dalle prime avvisaglie capimmo che i suoi disegni non erano dei migliori, in quanto alcune di noi s’infiltrarono con la magia tra i suoi seguaci, carpendo informazioni essenziali e non del tutto incoraggianti.
Lo Stregone, disgraziatamente, non soltanto aveva sottomesso tutte le Sirene, ma aveva anche catturato numerosi esemplari magici, unici e assai potenti, per soggiogarli ai suoi incantesimi ed iniziare la via della supremazia della sua magia. Ovviamente si trattava di Magia Nera, la Magia dell’Ombra che essi non potevano degnamente contrastare, la loro magia era bianca e pura, Magia di Luce e non sufficientemente adatta per combattere.
La nostra magia invece sì, anche se mi dispiace dirlo ma contiene anche quella componente oscura che ci consente di fronteggiare qualunque attacco, a seconda della circostanza. Ma mai usata per male volontario, pena la perdita di tutti i nostri poteri.
In conclusione, i segregati non avevano possibilità di cavarsi da quella prigionia, non ne avevano i mezzi, pertanto urgeva prima di tutto liberarli.
Mi offrii personalmente, per la seconda fase del piano, in quanto la mia magia “da combattimento” è più potente di quella delle altre, non so il motivo, ho avuto puramente modo di constatarlo. Io non sono facente parte della regolamentare razza delle Fate, quindi in me è tutta un’incognita, finché non lo scopro direttamente nelle varie situazioni che mi capita di vivere e di superare.
So solo che la mia magia è nettamente superiore a quella delle mie sorelle, provenendo dal Quinto Elemento, che all’atto pratico non è stata mai saggiata, essendo che le Fate appartenenti a questo Elemento svolgono l’unica funzione di costituire la Corte della Regina delle Fate.
Perciò mi misi in prima linea, come di regola, e mi apprestai ad un momento di lungo raccoglimento, per caricare al massimo la mia energia e dunque la mia potenza magica. Nel vostro mondo, per darvi una idea di cosa si tratta, benché non sia proprio la medesima cosa, si potrebbe definire meditazione, e in fondo anche voi acquisite più potere tramite questa pratica, il potere sulla vostra vita.
Mi ero messa dirimpetto al mare, quel magico mare infestato dallo Stregone che già aveva edificato il suo lugubre castello, annerendo pian piano tutti i dintorni come una peste che dilagava a vista d’occhio, quando scorsi una rossa figura con delle lunghe e maestose ali che volava sopra le acque. Pensai ad un Drago, probabilmente un servitore dello Stregone che monitorava le coste limitrofe per tenere i suoi nemici sott’occhio.
Però, mi sembrò alquanto improbabile che avesse scomodato inutilmente uno dei suoi servi, lo Stregone era sicuramente dotato di una sfera magica per controllare la zona, e comunque nessuno dei suoi servitori, neanche lui, avrebbe potuto scorgerci, perché in questa fase, prima dell’irruzione nel castello, avevamo utilizzato una buona parte della nostra energia per renderci invisibili. Certo, non sarebbe durata a lungo e infatti dovevamo fare in fretta, per cui non diedi troppo peso a quell’animale, non avrebbe potuto nuocermi ed io avevo assolutamente bisogno di ricaricarmi, il più presto che avessi potuto.
Chiusi gli occhi e mandai avanti il mio raccoglimento energetico, quando ché udii un nitrito, la figura alata che si faceva più prossima, con delle massicce corde arrotolate intorno al suo collo e alle zampe, come se fosse stato legato con saldezza a qualcosa. Osservandolo con cura, mi accorsi che si trattava di un Pegaso, incredibilmente scarlatto come una Fenice, una razza che francamente non avevo mai visto, essendo il Pegaso dal manto bianco. Di sicuro era uno degli esemplari unici catturati dallo Stregone, che era riuscito miracolosamente a liberarsi.
A mio rischio mi resi visibile, giusto per il tempo necessario che sarebbe occorso per avvisarlo di raggiungermi, e il cavallo così fece, volò nella mia direzione e mi si fermò dinanzi. Subito, prima che lo Stregone mi avvistasse dalla sua sfera, montai sul Pegaso di Fuoco e mi teletrasportai altrove, in un luogo del Regno dove le orecchie dello Stregone non potessero udirci.
Ci ritrovammo in una landa color porpora dalla vegetazione multicolore che spesso visitavo per scrivere le mie favole, in quanto era più mutevole di tutte le altre, quindi una maggiore fonte di ispirazione.
Velocemente mi feci raccontare cosa gli fosse successo, e lui mi spiegò che non era di questo mondo, era stato rapito e portato lì da un’altra dimensione. Ciò mi si rese preoccupante, perché significava che lo Stregone si era carenato a dovere, con creature dai poteri magici a noi sconosciuti, prelevati qua e là dalle varie dimensioni. E questo, forse, lo rendeva indistruttibile.
«Quali poteri hai?» gli chiesi a quel punto per sondare il terreno.
«Io sono messaggero e veggente, le mie ali di fiamma hanno proprietà curative e risorgono dalla morte, se sia essa dovuta a malattia o ad evento tragico. Inoltre sono immortale e posso donare il potere dell’immortalità, ma ciò comporterebbe la mia distruzione. Diventerei cenere e trascorrerebbero diversi secoli, affinché io possa risorgere.»
«Come una Fenice, insomma…» ragionai ad alta voce.
«Le mie ceneri sono quelle di cui dovresti più preoccuparti, giovane Fata» mi rivelò contrito. «Perché colui che ne entrerà in possesso diventerà indistruttibile, e non ci sarà alcun modo per voi di combatterlo e salvarvi.»
Non era certo una bella notizia, ma per buona sorte il Pegaso aveva avuto la meglio su quella prigionia, e non tutto era dato per perso.
«D’accordo, Pegaso, ora ascoltami bene» risolsi rapidamente. «Noi Fate siamo già pronte per sovvertirlo, ma il tuo aiuto francamente ci sarebbe indispensabile, dato che non conosciamo esattamente i poteri di cui dispone, se ha rapito altre creature che, come te, provengono da altri mondi.»
Il Pegaso di Fuoco si offrì volentieri, anche perché si sentiva in dovere. Dopotutto lo avevo salvato definitivamente, visto che essendo ignaro di questo mondo non sarebbe trascorso molto tempo dall’essere nuovamente catturato dallo Stregone, piegato al suo volere e trasformato in strumento del Male, il che andava nettamente contro la sua natura e l’animale sarebbe stato dannato per sempre.
«Salimi in groppa, giovane Fata, e andiamo ad affiancare le tue compagne.»
Non ci pensai un secondo e così feci, mi aggrappai al mio nuovo amico e raggiungemmo le mie compagne, in fervida attesa del mio ritorno.
Come avevo previsto, il sostegno del Pegaso fu essenziale, giacché grazie a lui riuscimmo a sbaragliare lo Stregone, che fu momentaneamente accecato dal fuoco lucente delle sue ali, che come un potente raggio abbagliante lo stordì per qualche attimo, preso alla sprovvista dal nostro imprevisto ingresso nel castello, in quanto ci rendemmo visibili solo nell’istante in cui apparimmo al suo cospetto.
Non ebbe tempo di azzardare alcuna magia, che già lo avevamo rinchiuso in un’urna impenetrabile, dove avrebbe vissuto per l’eternità.
Il suo palazzo disparve con lui, o forse se lo portò in quella sua specie di tomba, chissà, ma non era interessante per noi saperlo, l’importante era che avevamo liberato le Sirene e ridato loro il territorio a loro affidato, ed avevamo liberato gli esseri magici che erano potuti felicemente tornare nel loro mondo.
L’affinità e la complicità con il Pegaso di Fuoco furono immediate, ci sentimmo subito uniti e vicinissimi, quasi in simbiosi, come se nel trascorrere delle ere ci fossimo sempre cercati, e infatti lui è rimasto qui, con me, non è tornato nel suo mondo e non ha intenzione di farlo.
Di tanto in tanto volo con lui, in groppa al suo fiammeggiante dorso per esplorare le terre più a rischio, oppure per trascorrere momenti di svago che ogni tanto ci sono dovuti. Siamo inseparabili ma non l’ho mai portato nel vostro mondo, dato che non è in grado di rendersi invisibile, e questo rappresenterebbe un serio pericolo per lui.
L’ho chiamato Romeo perché per me rappresenta una sorta di amore impossibile, lo amo da impazzire però non potremo mai unirci, per la sostanziale diversità delle nostre razze, e comunque non ci sarebbe nemmeno concesso dalla Regina.
Il nome Romeo mi è stato ispirato, come senz’altro avrete inteso, da una delle bellissime storie che voi Umani siete in grado di raccontare. Simbolo dell’amore impossibile ma eterno, questo nome è scolpito nel mio cuore, e ivi resterà per sempre… in un tempo ancor più grande dell’infinito.
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