Cap. 1, ANTEA – Parte 3a
A capo del Regno, il Signore dei Tempi nominò la sua sposa, la quale eccelleva per bellezza, bontà e lungimiranza tra tutte le altre Fate della Luce. Le diede l’onorifico titolo di Regina e le consegnò lo Scettro della Luce, con cui Ella avrebbe dovuto illuminare il cuore del mondo. In più, le conferì il pregioso incarico di organizzare la sua Corte e di regolare le mansioni di ogni Essere Fatato, affinché ordine ed equilibrio imperassero indisturbati.
Fonte di vita dei sogni, il Regno delle Fate, così venne battezzato il dominio della Regina, si estende dal promontorio dell’Isola, sul quale si erge il castello delle Fate di Solem, il Castello dello Splendore Nascente. Dimora della Regina delle Fate, ivi alberga altresì la Corte delle Fate, dedita alla cura del castello e della figlia della Regina, la Principessa delle Fate.
Tutto d’attorno, giardini, radure, colline e boschi incantati son gremiti dal Popolo Fatato, operoso e devoto che, oltre ad ingegnarsi sulla creazione dei sogni deve occuparsi dell’Albero di Nitor, l’Albero della Luce. Un incarico importantissimo, in quanto esso è la sorgente della Luce nel mondo. Sradicarlo, od anche soltanto deperirlo, significherebbe ritornare al buio della notte, ad una notte perenne.
L’Albero di Nitor è posto al centro del grande giardino del castello ed è circondato da un imponente muro di cortina che lo protegge dalle intemperie e dalle creature selvatiche dei boschi, dacché tale albero produce frutti succosi ed assai appetitosi. Le famigerate mele d’oro.
Commestibili ma non per gli Umani, le mele sono fonte di Luce, è da esse che l’Albero di Nitor effonde ed espande splendore sulla Vita, onde per cui molto allettanti per quegli esseri che di total luce non sono, che sian essi magici o propriamente fatati.
Nitor è altresì l’Albero della Conoscenza, e coglierne i frutti è seriamente proibito, una legge che non dev’essere assolutamente infranta. E, affinché la legge venga rispettata è stata posta a guardia dell’Albero la Fenice Custode della Luce, che ha la facoltà e il potere di ardere i contravventori, come monito e come deterrente. Non può assolvere la funzione di giustiziere, giacché tale è decisione insindacabile e insormontabile della Regina.
È la Regina che decide tutto e tutto può fare, assegnare e riordinare, punire o declassare, riprogrammare mansioni e dislocare, per cui sotto questo aspetto le funzioni non sono mai fisse bensì variabili, in base al suo saggio e ponderato giudizio. Gli incarichi principali restano invece immutati. In un modo o nell’altro, tutti devono partecipare alla tutela dei sogni e della Luce.
Oltre a codesti ruoli primari, indistintamente assegnati, a ciascuna minima cosa è preposta una razza magica. Per quanto concerne le Fate, possiamo sommariamente anticipare le Fate dei Quattro Venti, le Fate dei Sette Colori, delle Quattro Stagioni, e poi ancora le Fate dei Fiori, dei Boschi, dei Laghi e così via. Si tratta di un ridottissimo accenno, poiché la classificazione è ampissima, e non soltanto per quel che riguarda le Fate.
Divisa a metà, tra il giorno e la notte, appunto per creare l’equilibrio naturale del mondo, la parte opposta dell’Isola fu invece popolata da una particolare razza di Fate, chiamate le Fate del Buio. Queste sono le Fate di Lunam, con una loro sostanza ed una loro dimensione. Tale deve restare il loro posto, la loro ragion d’essere, conservare il buio pulito, distinto e inafferrato, una nicchia incantata dove i sogni possano librarsi.
Ma, come si sa, il buio, che porta con sé anche la tenebra più scellerata, non è sempre buono e giusto ma anzi attrattore di Demoni e malefiche creature. Ed è così che, infatti, macabre tentazioni s’impossessano talvolta dei loro cuori, i Demoni che traggono sostanza e volontà dallo Spirito dell’Oscurità, e trovano ben nutrimento dall’indole notturna di queste Fate.
Ad ogni modo, sappiamo anche che, senza il Male non può sussistere nemmeno il Bene: sono due aspetti strettamente correlati tra loro e devono forzatamente coesistere, pertanto tale indole fatata non fu plasmata né corretta, né ancor meno soffocata al momento della loro metamorfosi. È stata lasciata libera di espandersi, naturalmente sotto il controllo imperituro della Regina delle Fate.
In ultimo, sparse per tutta la Terra si stanziarono numerose altre Comunità Fatate, con un loro sistema sociale e preordinato dal Regno ma sempre in una dimensione sovrapposta a quella Umana, in specie nel Nord dell’Europa come la conosciamo noi, luogo in cui i primi Umani s’insediarono, ove la prima grande civiltà ebbe inizio, quella del Popolo Celtico. Un popolo che ancora conservava coscienza sulla componente magica ereditata dalla Creazione.
Dopo aver egregiamente sistemato il tutto, e tutto nei ridottissimi dettagli e all’irreprensibile perfezione, il Signore dei Tempi si ritirò su in alto nel cielo, lo lasciò in mano alla sua Regina e da Ella si accomiatò. Si ritirò al modo di un genitore che cresce un figlio e, quando abbastanza maturo affinché costui cammini con le sue gambe, lo lascia libero di andare per scoprire il mondo, concedendogli la possibilità di vivere liberamente il dono che gli è stato devoluto.
Ma non scomparve, la sua presenza restò con il suo Spirito ovunque, anzitutto nel cuore degli Umani. Coloro che hanno più bisogno di lui, essendo fondamentalmente, seppur nella loro completezza, delle creature incomplete. Onnipresente e premuroso per qualsiasi esigenza che i suoi figli avrebbero nutrito, Egli li avrebbe perpetuamente ascoltati e sovvenuti, tutti e in egual misura, senza giudizio né pregiudizio, a prescindere dal loro grado di evoluzione e sensibilità.
Iniziò così la vita in Antea, sulla Terra e nell’intero Universo, e il Grande Padre, consapevole di aver fatto cosa buona e giusta, sorridendo compiaciuto si allontanò dall’Isola solcando l’aria. Raggiunse la sua Corte, quella Celeste, fil diretto con ogni creatura terrestre, i suoi settantadue emissari personali che Egli chiamò, Angeli.
© Romanzo Fantasy LUCE DI FATA ★ Estratto dal libro inedito
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