All’inizio c’era la Grande Dea, la Dea era la Terra, e la Terra era anche la Dea.
Le radici del culto della Grande Dea si ritrovano nell’oscuro crepuscolo dell’era preistorica. La Dea regnò per centinaia di migliaia di anni, ma nel corso dei millenni la Dea Madre fu spodestata e cacciata, lasciando il posto ad archetipi patriarcali, come Yahvé (ebraico), Dio (il) Padre (cristiano), Allah (islamico), che trionfarono rispettivamente nel mondo giudaico, cristiano e musulmano. È soltanto attraverso la forma più ingentilita della Madonna, la Madre di Dio, che la Dea Madre ha potuto sopravvivere. Diverse Madonne Nere rappresentate negli antichi santuari ne sono una testimonianza.
Nella sua concezione originaria, l’immagine di Lilith rappresenta un aspetto della Grande Dea. In quanto protettrice delle partorienti e dei neonati, rappresentava l’essenza divina della maternità, e perciò della vita e dell’inizio di ogni vita. In questo senso tutte le donne sono Lilith: perché la donna è vita, è fertilità, è passione, è trasgressione, è la bellezza di tutto ciò che è stato creato.
Il nome di Lilith proviene dalla radice ebraica del termine Lil, che significa notte, oscurità, penombra o, secondo teorie più accreditate, dalla parola assiro-babilonese Lilitu: il nome Lilith deriverebbe ufficialmente da un’antica divinità mesopotamica associata all’Aria e alle tempeste (lil-itu = “spirito del vento” o “demone della tempesta”), trasposizione negativa della benefica Ninlil (“Signora del Vento”, la moglie di Enlil, Re degli Dèi), ma lo si può altresì ritrovare nella radice del nome del giglio, che in latino è lilium.
Potrebbe risultare una coincidenza bizzarra, ma il lilium simboleggia la purezza ed è spesso associato alla Madonna, insieme alla rosa: il lilium è collegato sia a Lilith che alla Madonna perché entrambe rappresentano, seppur in modo diverso, la donna innocente. Il vero significato del lilium, e in particolare del giglio bianco, è infatti innocenza (oltre che regalità).
Secondo le varie mitologie, tutte risalenti a poche migliaia di anni fa (in epoca già patriarcale), Lilith è un demone, moglie di demoni e madre di demoni (i Lilim). Perciò è stata spesso associata alle Streghe, in senso negativo. Ma è la mitologia ebraica che ci consente di far luce sulla visione che il mondo ha di lei.
Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata dall’Eden perché si rifiutò di obbedire al marito. Sta qui la chiave del mistero: Lilith è l’archetipo della donna libera, non sottomessa all’uomo e al suo egoismo, non condizionata dalle sue imposizioni e dai suoi ricatti.
Naturalmente l’uomo, nelle cui mani stava e sta tuttora il potere, di fronte a tale ribellione non poteva far altro che screditarla e, appunto, demonizzarla. D’altronde anche oggi le donne di questo tipo vengono demonizzate, almeno in senso metaforico. Le donne libere di tutti i tempi, da un certo punto in poi, subirono questa stessa sorte e vennero trasformate in megere vecchie e brutte, in Meduse, Ecati e in temibili “Lune Nere”.
Nell’antica Babilonia era venerata con i nomi di Lilitu, Ishtar o Lamaschtu, descritta come un demone a capo di una triade intenta a disturbare il sonno dei neonati, conducendoli alla morte. Nella mitologia ebraica assume una connotazione ancor più negativa, diventa infatti demone della notte, compagna di Satana, assassina di bambini e ingorda di uomini (del loro seme). Quest’ultima interpretazione è quella dominante sulla figura di Lilith, alcune fonti bibliche e talmudiche infatti continuano la sua tradizione demoniaca.
La Lilith ebraica, che Johannes Wejer chiamò “Principessa dei succubi”, discendeva dalla babilonese Lilitu, noto Vampiro. Da qui, la derivazione di un’altro aspetto di Lilith, considerata la Regina dei Vampiri: “Come gli Incubi succhiano i fluidi vitali, portando la vittima alla consunzione, così i Vampiri spesso poggiano sul petto della vittima, soffocandola.”
Si dice che gli stessi poeti maledetti furono vittime della discendenza di Lilith, come Baudelaire e Rimbaud.
“Tu, come lama di coltello sei entrata nel mio cuore in lacrime!
Tu, forte come una schiera di demoni, folle ed in ghingheri,
sei venuta a fare del mio spirito umiliato il tuo letto ed il tuo regno!
Tu, infame alla quale son legato come il forzato alla catena.”
~• Charles Baudelaire, “Il Vampiro” •~
Nell’Astrologia Karmica e quindi anche lo Zodiaco, Lilith rappresenta la Luna Nera, i lati più oscuri dell’essere umano. Questo perché prima di tutto rappresenta la parte rimossa (e quindi buia e nascosta) di ogni donna: quella parte intuitiva, istintiva e selvaggia, seducente e colma di energia, imprevedibile e ingovernabile dall’uomo, ma non per questo cattiva, tutt’altro. Ma all’uomo una simile creatura fa paura e, invece di integrarla in sé e nella propria cultura, stupidamente la combatte e la respinge nell’«inferno». I risultati sono sotto i nostri occhi…
La Luna Nera simboleggia anche la parte in ombra dell’essere umano in generale, ciò che si è necessariamente insinuato in lui quando è venuto a contatto con la materia. “Necessariamente” perché, senza questa zona oscura, non ci sarebbe l’essere umano… esisterebbero solo puri Spiriti senza possibilità di esperienza.
La Luna Nera è dunque ciò che rende possibile l’esperienza e la crescita, rappresentate a volte come una “discesa agli Inferi”. È ciò che va riconosciuto, accettato, ascoltato, integrato e quindi redento. Possiamo in parte paragonarla alla pietra grezza degli Alchimisti, che va trasformata in oro puro: la pietra in sé vale ben poco, ma senza di essa l’oro non potrebbe essere ottenuto.
Lilith abita precisamente nel Mar Rosso, ma tutte le notti si leva in volo, gira per il mondo, fruscia contro i vetri delle case dove ci sono dei bambini appena nati e cerca di soffocarli, togliendogli il respiro… altre volte entra nel corpo di un uomo e l’uomo diventa spiritato, come indemoniato… Lilith è golosa di seme d’uomo, ed è sempre in agguato, attenta, dove il seme può andare sparso, specialmente fra le lenzuola.
Tutto il seme che non va a finire nella matrice della moglie è suo, tutto il seme che ogni uomo ha sprecato nella sua vita per sogni o vizio o adulterio, diventa suo… È così che la sessualità è diventata per secoli sinonimo di peccato, di cosa sporca, di smarrimento della ragione… ed è così che il “lato oscuro” della carica erotica che è in noi, ha nella Luna Nera, chiamata da tutti Lilith, il suo astro di riferimento e la sua Dea protettrice.
Io sono Lilith, la Dea delle due notti che ritorna dall’esilio.
Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio mi è mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirmi.
Io sono le due Lune Lilith. Quella nera è completata dalla bianca, perché la mia purezza è la scintilla della depravazione, e la mia astinenza l’inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal Paradiso, e sono la caduta-paradiso.
Io sono la vergine, viso invisibile della spudoratezza, la madre-amante e la donna-uomo. La notte perché sono il giorno, il lato destro perché sono il lato sinistro, e il Sud perché sono il Nord.
Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra che fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.
Io sono la donna-banchetto e gli invitati al banchetto. Strega alata della notte è il mio soprannome, e Dea della tentazione e del desiderio. Mi hanno definita Signora del piacere gratuito e della masturbazione, e sono stata affrancata dalla condizione di madre affinché io sia l’immortale destino.
Io sono Lilith che ritorna dalla cella del candido oblio, leonessa del Signore e Dea delle due notti. Raccolgo ciò che non può essere raccolto, nel mio calice da cui bevo perché sono la sacerdotessa ed il tempio. Consumo tutte le ebbrezze affinché non si creda che io mi possa dissetare. Io mi faccio l’amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.
Ritorno dalla cella del candido oblio per coloro che non mi hanno ancora conosciuta, per lasciare spazio ritorno affinché non si creda che io mi possa dissetare, dal biancore dell’oblio per assediare la vita, ed affinché il numero aumenti, per uccidere i miei amanti io ritorno.
Io sono Lilith, la donna-foresta. Non ho subìto attese augurabili, ma ho subìto i leoni e le pure specie di mostri. Fecondo tutti i miei fianchi per tessere il racconto. Raccolgo le voci nelle mie viscere perché il numero degli schiavi sia al completo. Mi nutro del mio corpo perché non mi si creda affamata, e mi disseto con la mia acqua per non patire mai la sete. Le mie trecce sono lunghe per l’inverno, e le mie valigie non hanno fondo. Nulla mi soddisfa nulla mi sazia, ed ecco che ritorno per essere la Regina degli smarriti nel mondo.
Io sono la guardiana del pozzo ed il punto di incontro degli opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo tentarono. Dal flauto delle due cosce sale il mio canto, e dal mio canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.
Io sono Lilith, la leonessa seduttrice. Mano di ogni serva, finestra di ogni vergine. Angelo della caduta e coscienza del sonno leggero. Figlia di Dalila, di Maia Maddalena e delle sette Fate. Nessun antidoto alla mia dannazione. Dalla mia lussuria s’innalzano le montagne e sgorgano i fiumi. Ritorno per travolgere con i miei flutti il velo del pudore, e per asciugare le piaghe della mancanza con la fragranza della depravazione.
Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto, e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi. Come non potrebbero esserci maree, ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso?
Perché io sono la prima e l’ultima, la cortigiana vergine, la concupita temuta, l’adorata disprezzata e la velata nuda, perché sono la maledizione di ciò che precede, il peccato scomparso dai deserti quando abbandonai Adamo. Egli errò qui e là, infranse la sua perfezione. Io lo feci discendere sulla terra ed accesi per lui il fiore del fico.
Io sono Lilith, il segreto delle dita che insistono. Scavo il sentiero, divulgo i sogni, fendo le città del maschio col mio diluvio. Non riunisco coppie di ogni specie nella mia arca. Piuttosto divengo, affinché il sesso si purifichi da ogni purezza.
Io, simbolo della Mela, i libri mi hanno scritta anche se non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle, il compimento della lussuria che conduce alla rovina totale. Sulla follia si schiude la mia camicia. Quanti mi ascoltano meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di rabbia.
Non sono né la ritrosia né la giumenta facile, piuttosto il fremito della prima tentazione. Non sono la ritrosia né la giumenta facile, piuttosto lo svanire dell’ultimo rimpianto.
Io, Lilith, l’Angelo spudorato. Prima giumenta di Adamo e corruttrice di Satana. L’immaginario del sesso represso ed il suo grido più forte. Timida perché sono la Ninfa del vulcano, gelosa perché sono la dolce ossessione del vizio. Il primo Paradiso non poté sopportarmi. E fui cacciata perché semino la discordia sulla terra, perché gestisco sui giacigli gli affari dei miei sudditi.
Sorte dei conoscitori e Dea delle due notti. Unione del sonno e della veglia. Io. Il feto poeta, perdendomi ho guadagnato la mia vita. Ritorno dal mio esilio per diventare la sposa dei sette giorni e le ceneri di domani.
Io sono la leonessa seduttrice, e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.
Io sono Lilith, e ritorno dal mio esilio. Per ereditare la morte, della Madre che ho generato.
Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:
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non riesco più a trovare la mia lilith