❈ I Signori dei Draghi ❈
Il sentiero si inerpicava ripido e scosceso sul fianco della montagna. A tratti era impossibile individuarne la scia, tanto che chiunque avesse tentato di seguirlo avrebbe di certo perso la via e sarebbe scomparso tra le nebbie, quelle nebbie che perennemente indugiavano sulla cima, come se una grande mano avesse posto un morbido velo per celare un suo intimo segreto. Gli uomini chiamavano Anharun quel luogo, Aldilà. Nessuno vi si recava perché si diceva che Anharun bevesse le anime di chi osava addentrarsi tra le sue pieghe, tanto che era credenza comune che, alla morte di ogni uomo, lo spirito risalisse il sentiero e si fondesse con le brume. Per questo la strada verso Anharun veniva chiamata Keinor-Sath, la Scala delle Anime.
Il vecchio si librava a mezz’aria sulle pietre del sentiero, l’orlo delle sue vesti sfiorava le acuminate sporgenze che si levavano dal terreno. Era quasi l’alba, a breve il sole avrebbe gettato la sua luce sul mondo, illuminandone i contorni e riscaldando le foglie, i ruscelli e i cuori degli uomini. Ma su Keinor-Sath non ci sarebbe stata alcuna luce, il vecchio lo sapeva. Là non esistevano tenebre da scacciare, né sagome da delineare. Giunto al limitare delle nebbie il vecchio si arrestò e, tratto un profondo respiro, si spinse nel loro soffocante abbraccio.
Sentì il suo corpo perdere consistenza, la sua mente espandersi fino a farlo sentire tutt’uno con ciò che lo circondava. In realtà egli non avrebbe saputo dire se c’era qualcosa intorno a lui o piuttosto lui fosse il tutto. La voce giunse anche se lui non la udì, non aveva orecchie per sentirla ma le parole sgorgavano dalla sua mente ed egli non ebbe bisogno di distinguerne il suono, perché quella voce non aveva un suono, né gli servì di ricondurla ad un linguaggio, perchè lì, in Anharun, non esistevano linguaggi.
«Sei tornato a compiere il tuo destino dunque.» Il vecchio rispose con la stessa voce: «La volontà Vostra sarà la salvezza dei mondi, concedetemi di divenire un filo della Vostra Tela.» La voce in risposta giunse imperiosa: «E sia!» Il vecchio allora percepì una grande mente che sfiorava la sua, una saggezza superiore a quella di ogni comune mortale, ma non si intimorì, e si protese per accoglierla. La mente gli trasmise l’immagine di due sottili fili dorati che si intrecciavano lentamente. La voce tornò: «Le vostre anime sono una. Viaggerete e morirete insieme, e al vostro ritorno sarete di nuovo al mio fianco. Andate.» Il vento sferzava la roccia con violenza, le sue unghie scavavano la pietra. Il destino venne inciso sui fianchi del Tempo, a difesa dell’essere, scolpito nell’eterno divenire. Il Patto era concluso.
Il bastone poggiava sul duro terreno come un fuscello che tentasse di resistere alla sua spietata aridità, il viso stanco sfiorava il legno intagliato, calde lacrime scivolavano sulle sue rughe. Il vecchio, facendo leva sul bastone, si incamminò verso il Regno alla base della montagna, i suoi piedi nudi sanguinavano ferendosi al contatto con i sassi aguzzi, ma il dolore profondo che egli provava non era fisico, riempiva il suo cuore senza lasciargli spazio. Aveva rinunciato alla sua magia, aveva ceduto la sua vita, aveva perso la sua volontà.
Il suo bastone era la sua prigione e nello stesso tempo la sua speranza. Soltanto quando lo avesse ceduto ad un mortale sarebbe stato libero di tornare ad essere se stesso. Ora doveva trovare quel mortale, gli avrebbe concesso l’onore e la forza derivante dal Patto, gli avrebbe dato lo scalpello per segnare un angolo del destino degli uomini, un modello da realizzare nel suo mondo.
Il respiro affannoso del vecchio affiancava il lieve scalpiccio prodotto dal bastone a cui si aggrappava; il sentiero era giunto al termine. Un raggio di sole inondò il vecchio il quale si arrestò e volse lo sguardo verso il suo sostegno: sulla superficie legnosa erano incisi dei simboli che presero a brillare di una luce dorata; il vecchio passò le dita sulle scanalature per seguirne i movimenti, erano le otto rune, simbolo degli otto elementi del cosmo: la luce, le tenebre, l’aria, la terra, l’acqua, il fuoco, la magia e la morte. Una runa più grande e luminosa brillava all’interno della pietra posta sulla sommità del bastone, il vecchio la guardò a lungo, chiuse gli occhi e la vide nella sua mente; quella era la sua anima, mischiata a quella del suo compagno, era lì a custodia del Patto; quella era la nona runa, simbolo dello Spirito.
Il vecchio superò l’ampia curva del sentiero, e subito si trovò di fronte il più bel panorama che occhi umani abbiano potuto scorgere: il Regno di Leggendra sfavillava di luci e colori, pulsava di vita e di gioia, la perfezione assoluta, cambiava le sue vesti continuamente in tutte le tonalità esistenti, dal nero al bianco, dal rosso al blu. Era immobile eppure girava veloce su se stessa, era abbagliante eppure restava in ombra. Quella era la sua casa, ma non lo avrebbero riconosciuto ormai, non sarebbe tornato lì finché non avesse trovato colui che cercava. Salì lentamente in groppa al compagno e insieme scomparirono rapidi dirigendosi verso le Terre Remote, uniti, alla ricerca del loro destino. Gli abitanti di Leggendra continuano a raccontare questa storia ai loro bambini, narrando di un vecchio che un dì scese dal Keinor-Sath, di ritorno da Anharun, con un bastone inciso con le nove rune del Cosmo, e un magnifico Drago Dorato che volava dietro di lui.
Egli respirava con lo stesso ritmo degli sbuffi di fumo che emetteva il drago, le sue gambe si muovevano all’unisono col battito d’ali del grande animale e i loro occhi guardavano nella stessa direzione. In verità, molti affermavano che il vecchio avesse gli stessi occhi d’oro del drago, e che non fosse possibile sostenere il suo sguardo senza provare terrore. A volte il Drago lo trasportava nei cieli e insieme volavano senza mai scambiarsi una parola, come se tutto fosse già stato detto.
Dicono che viaggeranno per i mondi alla ricerca di una persona speciale a cui il bastone verrà tramandato e che diverrà il Signore dei Draghi di quella Terra. Egli onorerà il Myador, l’Antico Patto che il vecchio concluse in Anharun, che segna l’alleanza tra uomini e Draghi: le loro forze e la loro saggezza saranno unite allo scopo di diffondere il mito del Regno di Leggendra nei mondi, e per realizzarlo in essi. I Draghi al servizio dell’uomo, l’uomo al servizio dei Draghi. In virtù del Myador, la Stirpe che il Signore dei Draghi fonderà avrà la conoscenza e la facoltà di evocare i Draghi al proprio fianco, e i loro ideali saranno quelli del Drago che serviranno.
Così i menestrelli ancora cantano in memoria di quel giorno:
La Stirpe dei Draghi sorgerà in mille mondi
Solcherà i cieli la sua schiera alata
Si librerà con saggezza e ideali profondi
La grande Utopia vedrà realizzata.
Quando Egli alfine risalirà il Keinor-Sath,
La nebbia di Anharun presto al vento
Sparirà e accanto al Signore del Tempo
Siederà assieme al Re dei Draghi Harsgalt.
Da allora I Signori dei Draghi viaggiano di terra in terra e di mondo in mondo, ora è finalmente giunto il momento del Granducato di Lot.
❂ Il Globo dei Draghi ❂
Era la notte che divideva due calde giornate di metà Luglio e già da due mesi Starfleet, il Drago di Lord Sbarzo, Primo Signore dei Draghi della Luce, se n’era andato, lasciando l’Umano senza la sua preziosa compagnia. Il Drago non era partito per un qualche istinto di ribellione, ma per puro spirito di sacrificio verso un bene maggiore. Lord Sbarzo ogni sera contemplava la costellazione del Drago e sentiva in cuor suo che il suo Starfleet ne era parte. In quelle ore però il Signore dei Draghi percepì una strana sensazione.
I suoi discepoli, appartenenti alla Gilda dei Draghi della Luce, gli erano vicini e tentavano d’infondere coraggio al loro Signore. La Gilda dei Signori dei Draghi è molto complessa, e si contrappone a quella dei Signori dei Draghi delle Tenebre. Vi sono cinque schiere:
★ La Schiera di Harsgalt, contrapposta al potere di Apophis; il Drago d’Oro Harsgalt cerca d’opporsi all’espansione del Regno delle Tenebre da parte dell’altro Drago d’Oro Apophis. Il primo muove le sue gesta in difesa e per la volontà di Themis, consapevole che il Bene debba sempre e comunque trionfare sul Male: è volere di Themis che le Forze Oscure mai prevarichino sulla Luce, ed Harsgalt è il principale scoglio sul quale certe forze maligne vanno inesorabilmente a scontrarsi.
★ La Schiera dei Condottieri, Drago Rosso, contrapposta al potere dell’acqua e dell’eterna lotta dei Sobillatori dell’altro Drago Blu.
Essi sono dei saggi e circolano disarmati, ma sicuri della forza che la loro parola riesce ad infondere. Quando sono costretti a combattere, lo fanno a mani nude e riescono a trovare la pace solamente nel silenzio e nella solitudine.
I Sobillatori, Draghi contrapposti ai primi, non disdegnano le guerre e spingono il prossimo a tradire usando ogni mezzo di persuasione. Sono abili di lingua, ma a differenza dei Condottieri, solamente per ottenere discordia.
★ La Schiera dei Campioni, Drago d’Argento, contrapposta al potere delle tenebre e del Male dei Flagelli, l’altro Drago Argento.
I Campioni sono sinceri e leali, cavalieri senza macchia e senza paura. Essi sono sempre pronti a sacrificare se stessi e la speranza, insieme all’amore, li accompagnano ovunque. Per i Flagelli la cosa è ben diversa: il debole deve soccombere sul più forte, anche a costo di seminare caos ovunque e malcontento generale, pretendono la supremazia su tutto e cercano con ogni mezzo d’ottenerla.
★ La Schiera dei Guardiani, Drago Verde, contrapposta al potere dei Sicari, Drago Viola, schiera dell’oblìo e del silenzio.
I primi sono signori della natura e dell’istinto. Vivono in armonia con le bellezze naturali ed essendo convinti che si possa sconfiggere il Male uscendo dalle restrizioni della società e dalle sue leggi imposte, vivono liberi con il corpo e con il pensiero. Essi sono l’anello di congiunzione fra le creature terrestri ed i Draghi.
Tutto questo a netta differenza dei Sicari che credono fermamente nelle regole della società e nell’organizzazione in essa vigente, o da costituire ad ogni costo. Non conoscono il significato della parola perdono, e se uno cade in errore l’unica sua possibilità per liberarsi del peccato è la morte. Hanno un’organizzazione interna tessuta con abilità e destrezza, nessuno può accedervi o conoscerla.
★ Dalle quattro schiere che si contrappongono alle altre quattro, esce la “parte” dirigenziale degli Istruttori, Drago Smeraldo.
Essi dedicano la loro vita allo studio sui Draghi e sul comportamento degli stessi, e sono una schiera fondamentale nella Gilda perché è grazie a loro che gli allievi imparano la Saggezza, la Conoscenza, la Rettitudine. Non sono gelosi del loro Sapere, ma rendono chi li sa ascoltare partecipe del loro pensiero.Avvenne dunque quella notte che Lord Sbarzo avvertì che qualcosa dovesse ben presto accadere, colpito forse dalla volontà di Themis nel pretendere da lui e da tutta la sua Gilda, la difesa contro il Male. La fine del mese di quell’estate fu segnata dall’apparizione, più e più volte, di strane sfere che, sospese nell’aria, giravano intorno ai Cittadini, oscurando la luce del sole; questo avvenne sia ai Giardini delle Delizie che nella Piazza del Mercato. Testimonianze si sono potute raccogliere dai molti che hanno assistito a quegli avvenimenti.
Uno di loro fu il confratello Sir Veladrin, il quale osservò il fenomeno e corse nella Biblioteca dell’Arcana Saggezza per raccontarlo: «Una strana sfera è apparsa in Piazza del Mercato giunta da uno squarcio nel cielo. Non avendo trovato qualunque cosa cercasse, dopo aver riversato una pioggia di scintille sulla piazza, è scomparsa dallo stesso squarcio nel cielo da cui era venuta.»
Il suo volto aveva un’espressione stupita ed impaurita. Lo stesso messaggio fu affisso nella Bacheca Pubblica in modo che ogni Cittadino ne venisse a conoscenza. Altri avvistamenti ci furono in quei giorni; uno, ad esempio, fu vissuto in prima persona dal Chierico della Sacra Luce DamonRafal, il quale narrò l’apparizione disegnando, con parole sue, il panico che in quegli istanti aveva invaso la popolazione presente.
La sfera, egli disse, roteava nel cielo e seguiva un movimento di avanti e indietro, oscurando il sole. Prima di allontanarsi, come le precedenti avevano sempre fatto, lasciò cadere scariche d’energia pura sui Giardini delle Delizie. Ma il culmine di tutti questi casi si ebbe quando una sera, alla presenza del Precettore Traviatore dei Signori dei Draghi delle Tenebre, Seguace di Teiris e Drago d’Acqua, accadde questo che riporto con parole di lui per non offendere, con errate interpretazioni, il Suo capace narrare:
«Questa sera ai Giardini è successo un fatto inaudito ed inaspettato. Nessuno di noi credeva che esistessero ancora ed ancor meno che arrivassero a Lot, ma l’impensabile è avvenuto.
Io ed altri fratelli siamo giunti ai Giardini dove era presente anche il Signore dei Draghi della Luce Lord Sbarzo, che non perde mai tempo per offenderci e chiamarci traditori. Ad un tratto dal cielo è comparso un Globo che Lord Sbarzo ha subito riconosciuto come antico Manufatto capace di controllare e legare a sé i Draghi. Ognuno di noi Draghi avvertì il legame con il proprio compagno divenire sempre più flebile e man mano che il Globo girava e si avvicinava, essi sparivano. I primi a sfumare furono Yaime, compagno di Nimiel ed il compagno di Lady Felicia, il Drago Yort, e poi via via gli altri.
I Signori dei Draghi, come impazziti, cominciarono ad accusarsi a vicenda, colpevolizzandosi uno con l’altro dell’accaduto. Lord Sbarzo cacciò un urlo tremendo e tanta fu la forza che impresse alle corde vocali, da farlo svenire, già in parte debilitato dalla malattia di cui è affetto: il verme di Kmuth.
Nel frattempo la sfera scese a terra ed improvvisamente una figura umanoide, fuoriuscita dal Globo, attaccò i presenti; ad essa ne seguirono altre tre che comportandosi come la prima sferrarono l’attacco. Tutti noi reagimmo, ma quando la Maga Chrystal scagliò una palla di fuoco, essa colpì nemici e Cittadini con risultato catastrofico. Gli strani esseri deflagrarono e non rimase nessun prigioniero da interrogare.»
A questo racconto seguirono le riflessioni che, data l’inimicizia fra i due fronti dei Draghi non si fecero certo attendere. Si cominciò da una parte a dubitare di Lord Sbarzo, Signore dei Draghi della Luce, e dall’altra a professarsi innocenti. Un dubbio però vagava nelle menti dei Draghi delle Tenebre, e cioè che se davvero gli altri fossero colpevoli o complici, come mai il Globo aveva rapito anche i loro Draghi? Però ciò non bastava a placare la rabbia dei primi, e nei giorni seguenti ci fu un continuo attacco di parole da entrambi i fronti, accuse più o meno fondate alimentate dalla paura verso l’ignoto.
Pochi giorni dopo l’accaduto, il Druido Ser Giova mise fine alla diatriba su cosa fossero quei Globi e da dove provenissero. In pratica egli affermava, in base a degli studi druidici, che i Globi non erano controllabili con alcun potere conosciuto. Analizzando gli scritti che parlano di questi oggetti, si seppe che essi erano fonte di sapere e di conoscenza, essendo stati creati durante l’Era dei Sogni dai più potenti Maghi in circolazione e conservavano, al loro interno, ogni segreto d’Ansalon e della sua Storia. Inoltre, i Globi, potevano mostrare luoghi lontani nel tempo e nello spazio a chi li possedeva, e mettere in comunicazione soggetti a distanza. Il più importante potere, che poi era stato il motivo della loro creazione, era quello di poter controllare i Draghi; infatti, colui che sarebbe riuscito a possedere un Globo avrebbe tenuto soggiogato anche qualunque Drago. A questo vi era un’eccezione e cioè che, se sussisteva un forte legame fra il Drago e il Signore, il Globo perdeva di potere.
Le parole del Druido fecero eco di battute e commenti in tutta Lot ma, nel frattempo, altre apparizioni avvennero in città. Alla Rocca dei Venti vi fu una durissima lotta fra degli esseri umanoidi fuoriusciti da un portale apertosi nella Sfera ed i presenti sul luogo, tutto questo dopo che altri Draghi erano stati risucchiati all’interno del Globo.
Una delle mostruose creature, di color bianco giallastro, morendo si gonfiò ed esplose. Emise dell’acido che investì chi era intorno, fra loro Sir Cassio che fu ricoverato, in condizioni pietose, dai Cerusici. Un nemico però venne catturato dai Cavalieri dei Draghi Korigard e dall’Aguzzino Andrai, con il Precettore Traviatore Silk, e fu condotto ad Apophis. Fu imprigionato ed il Cardinale Screetch tentò d’interrogarlo. L’essere non comprendeva nulla di ciò che il Cardinale diceva, fino a quando non adottò la lingua Leggendrico, che è poi la lingua dei Draghi. L’interrogatorio fu lineare ed il prigioniero non ebbe strani comportamenti finché il Cardinale non oppresse lo strano essere con domande più precise riguardo al capo dell’organizzazione nemica. Le domande si susseguirono sempre più rapide e precise; alla fine venne fuori che il capo dei Draconieri era Shierak.
Dal rapporto, poi redatto in Bacheca Pubblica, si lesse che i Draconiani erano moltissimi ed il loro scopo era quello di uccidere tutti i Draghi, con l’aiuto di Maghi ed Oscuri Stregoni. Al prigioniero fu somministrata anche una pozione per stordirlo e così sciogliergli meglio la lingua; ma quando l’Esarca, per bocca del Cardinale Screetch, chiese un colloquio con il capo dei Draconieri Shierak, il prigioniero svenne.
Due giorni dopo a Lot si sparse la voce che Lord Sbarzo aveva di nuovo avuto la sensazione che un’anima affine, appartenente ad un Drago, si fosse avvicinata a lui. Egli affermò che nulla e nessun altro Drago sarebbe stato simile al suo Starfleet; tuttavia egli sentiva l’esigenza di doversi legare ad un altro Drago. Seguì un’altra apparizione di un Globo ai Giardini. Esso cominciò a roteare e ad abbassarsi. Al suo comparire i Draghi dei Signori iniziarono ad innervosirsi e a battere la coda, poi il Globo prese di mira il Drago dell’Eletto Bu, il grande Arahas, il quale, sordo ai richiami del compagno, sembrava pietrificato e fu risucchiato dal vortice del Globo. Mentre la confusione regnava ovunque, il Precettore Dae sentì il proprio Drago dare i primi segni di nervosismo e subito dopo fu catturato dalla misteriosa forza, ma Bu si gettò su di lui e riuscì, placcandolo al suolo, a trattenerlo. Il Globo si rialzò portando con sé i quattro Draghi catturati.
Bu affermò che il suo compagno Arahas non era morto, altrimenti anch’egli lo sarebbe stato, vista l’indissolubilità del loro legame. Altri Draghi sparirono nelle apparizioni che seguirono, ma una notte i Draghi delle Tenebre, magicamente, tornarono. Essi riapparvero nel cielo dei Giardini, giungendo dal nulla dove erano stati ingoiati.
La sera del giorno XVII, del IV mese, del V anno di Lot, l’Esarca Thym, il Precettore Traviatore Redo, il Torturatore Vilidia ed i Lustrascarpe Impura, Mistika, Necrolust e Jessyka, si trovavano nei Giardini conducendo in catene il Draconico catturato da Silk e Korigard. Il Signore dei Draghi della Luce Sbarzo e il suo Campione VOOR osservavano i loro movimenti.
Ad un tratto un sibilo attrasse l’attenzione dei presenti ed una sfera apparve nel cielo. Il Draconico prigioniero sorrise nell’istante dell’apparire del Globo, ripetendo continuamente la medesima parola: «QUVISIH (potere).» Quando la sfera si posò l’Esarca portò tutti i Draghi vicino alla sfera, la quale emise delle fiamme che deturparono i Giardini, ma l’Esarca sollecitò i Draghi a continuare verso il portale aperto della sfera. Essi entrarono tutti e Lord Sbarzo, che tentò anch’egli di accedere all’interno, insieme ai Draghi delle Tenebre fu fermato da una chiusura invisibile che si era posta davanti all’entrata. Intanto fuori si combatteva contro i Draconici che erano scesi dal globo. All’interno il prigioniero fu misteriosamente liberato dalle catene ed avvenne una cosa davvero inaspettata: l’Esarca Thym stipulò un patto con quelle forse oscure e, grazie a quell’accordo, i Draghi furono liberati.
Logica fu la reazione del Signore dei Draghi della Luce, Lord Sbarzo, che fece recapitare un messaggio accusatorio all’Esarca Thym: «Voi avete stipulato un patto con colui che ha controllo del Globo dei Draghi… un patto per i vostri unici fini. Conoscendo le bassezze di cui siete capace, non ne sono affatto stupito. Spero di cuore che tale patto si ritorca contro di voi. Ora mi appello alle forze del Bene. I Draghi di noi Signori della Luce stanno lentamente sparendo, così come i Draghi dei cavalieri esterni alla Gilda. Ci stiamo indebolendo, mentre l’esercito del nostro nemico Shierak si fa più forte.»
L’Esarca dei Draghi delle Tenebre non fece attendere la risposta a Lord Sbarzo: «Bla, bla, bla… stesse parole di quando aprii gli occhi, stesse parole di tanto tempo fa, l’acqua scorre ancora silente sotto il ponte della mia vita, e voi continuate a fare promesse e lasciarle scemare nell’oblìo del vostro cuore. Sono stufo di sentirvi parlare, stufo di combattere battaglie promesse, stufo di perdere tempo con voi.»
Il tempo, come da sempre avviene fin dalla nascita del mondo, non si fermò e, allo stesso modo, non si fermarono le apparizioni delle sfere che ripresero a rapire i Draghi delle due Gilde. Lord Sbarzo si dava da fare per allertare tutti, incitando all’unione delle forze per combattere Shierak. Fece anche recapitare un nuovo messaggio a Thym, chiedendogli se ancora fosse convinto di aver fatto la cosa giusta alleandosi con il figlio incarnato del Male, diventando così il suo schiavo. E fu così che anche i Draghi delle Tenebre giunsero a comprendere l’errore commesso, come ha da sempre fatto chi si è alleato con le forze del maligno.
Lady Jessyka narrò così lo scioglimento di quell’errato patto e la presa di coscienza dei Draghi delle Tenebre: «Tutto sembrava essere conforme al patto segreto stipulato tra Thym, il nostro Esarca e Shierak, figlio della Dea Themis e di Simeth. Uno dopo l’altro, anche questa volta, i Draghi della Luce sono stati ingoiati dal Globo e tutto andava seguendo i piani prestabiliti. Ma mai fidarsi del maligno e di chi ha già tradito! Stava andando come deciso nei patti e noi avvertivamo il sapore della vittoria. Ad un tratto la voce di Shierak si è fatta beffarda e tenebrosa e posandosi su di noi come lama da taglio: “PUPH I’H GOPOVEH” (non è finita)… e prima che potessimo manifestare tutta la nostra indignazione, Tarsakh, compagno del Tiranno Hansin, Ineluki, compagno del Precettore Silk e Lihar, compagno del Torturatore Vilidia, raggiunsero il Globo e scomparvero per la seconda volta, in questa brutta vicenda, dalle nostre viste. Abbiamo combattuto con tutte le nostre forze, non riuscendo però nell’intento di liberare i nostri compagni, ma consapevolezza nella sconfitta di una battaglia non è sinonimo d’accettazione di una sconfitta in guerra. I Signori dei Draghi delle tenebre non sono nati per subire il destino senza opporsi.»
Questo scritto si trova fra le pergamene lasciate dai Draghi delle Tenebre:
«Quando i primi Globi apparvero nei cieli di Lot, tutti li guardammo con apprensione e sospetto. Ma se noi Signori avessimo avuto sentore di quello che sarebbe accaduto, li avremmo osservati con orrore.
Fu chiaro, fin da subito, che il Globo era in cerca di qualcosa e che questo qualcosa dovesse essere magico, visto come si attardava ogni volta che incontrava, nei luoghi visitati, maghi di qualsiasi veste. Lo scopo però fu chiaro quando incontrò un Drago sul suo cammino. La sfera ha però un’altra peculiarità: come essa è in grado di trasportare altrove i Draghi, lo è altrettanto di trasformarsi in un portale dal quale creature mostruose escono per combattere, e dopo essere sconfitti esplodono ferendo chi gli sta intorno. Un giorno siamo riusciti a catturarne uno e, data la sola nostra preoccupazione di riavere indietro i nostri compagni, ci affrettammo in una trattativa con il Draconico. Abbiamo ottenuto che i compagni dei Draghi delle Tenebre sarebbero tornati a Lot in cambio di una collaborazione nel piano di conquista prefisso da parte di Shierak.
Ora ci siamo ricreduti alla luce del tradimento del maligno ed abbiamo sguainato le nostre armi contro di lui. Pur consapevoli che tutti i Signori sono stati affrontati e battuti da Shierak in una battaglia tesa a minare l’unico suo punto debole, e cioè il rapporto intimo e privilegiato che questi hanno con i Draghi loro compagni, siamo pronti, per una volta affiancati agli indegni Signori della Luce a combattere per ottenere la liberazione di tutti i Draghi.»
Il Precettore Traviatore Silk ammise pubblicamente il tradimento e Lord Sbarzo ne approfittò per sottolineare il proprio avvertimento, inoltrato loro, quando ancora i fatti erano all’origine. C’era chi rideva, inconsapevole e chi piangeva cosciente della disgrazia. Passarono alcuni giorni e nuovamente una sfera fece apparizione prima alla Rocca e poi in Piazza del Mercato, e questa volta fu la guerra totale.
Quella sera la Piazza sembrava persino troppo tranquilla, il cielo era sereno e tutte le persone presenti ridevano e parlavano allegramente, come sempre succedeva a quell’ora della sera, quando, usciti dalla Taverna o dalle loro case i Cittadini lì si ritrovavano per scambiare qualche parola con i conoscenti; improvvisamente un sibilo fortissimo costrinse tutti i presenti a chiudersi le orecchie con le mani, tale era il fastidio provocato. Repentinamente dal cielo apparve una sfera che si abbassò sulla Piazza ed iniziò a cercare qualcosa o qualcuno.
La sfera sembrava pulsare di vita propria. Pochi istanti dopo giunsero anche molti membri della Gilda dei Signori dei Draghi della Luce e dei Signori dei Draghi delle Tenebre, nemici da sempre. I Cittadini si guardarono in faccia, pensando ad uno scontro tra loro, ma in realtà bastarono pochi istanti e la discesa al suolo della sfera, perché gli uni e gli altri si mettessero d’accordo per combattere uniti contro gli esseri che sembravano pronti ad uscire da essa.
Tutto avvenne in pochi minuti: gli ordini venivano impartiti dal Primo Signore dei Draghi della Luce Lord Sbarzo ai suoi fidati, da una parte, e dal Precettore Traviatore dei Draghi delle Tenebre Lord Redo ai suoi compagni, dall’altra; entrambe le forze erano unite contro gli Umanoidi dalla pelle rossastra che furono i primi ad uscire dalla sfera. Lord Sbarzo si mise di fronte a tutti, ordinando agli Artigli di serrare i ranghi; a sua volta il Precettore Redo diede ordine ai Lustrascaglie di arginare i punti scoperti tra i Cittadini.
La battaglia iniziò con i Draconici, decisamente lanciati verso i Signori dei Draghi della Luce; Lord Sbarzo e Lord Redo in prima linea, ma sempre ben coperti dai loro fidati compagni e confratelli. I presenti non riuscirono immediatamente a comprendere il motivo di quella rappresaglia in Piazza ma, mano a mano che il combattimento procedeva e, raccolte brevi frasi scambiate dai Signori dei Draghi, si resero conto che Shierak aveva rapito alcuni compagni dei Signori dei Draghi, nonché i Draghi stessi e che quella non era altro che una vera e propria invasione. Dopo i primi colpi inferti ai Draconici, altri ne fuoriuscirono dalla sfera, sempre più inferociti e, questa volta, dalla pelle verde e dai lunghi artigli affilati. Vi furono Signori dei Draghi che combatterono con grande coraggio buttandosi contro i Draconici con una forza ed un’intensità mai sospettate, ma i Draconici, purtroppo, da subito diedero dimostrazione di una forza e potenza mai vista. Nonostante il gran numero d’attacchi, i colpi loro inferti non furono mai letali e quando feriti assumevano un colore rosso intenso, per poi esplodere ferendo chiunque gli fosse vicino, o scioglievano le armi che li colpivano con il loro sangue acido.
Nel giro di pochissimo tempo vi furono molti feriti tra le fila dei Signori dei Draghi ed anche tra i Soldati e i Cittadini, che erano accorsi in loro aiuto contro le forze del Male. Le prime a soccombere furono Lady Vilidia e Lady Koshiatar, soccorse immediatamente da Ser Gregorian; di seguito furono feriti anche Lord Sbarzo e molti altri, e furono chiamati i Chierici nel tentativo di curare almeno le ferite superficiali e di continuare il combattimento. I valorosi combattenti caddero uno ad uno, a volte impotenti ed assolutamente sconvolti dalla ferocia della battaglia. All’improvviso un ruggito proveniente dalla sfera fece sussultare i presenti che, pur guardandosi intorno, non riuscivano a capire cosa stesse succedendo. Tra i mille pensieri e le parole pronunciate, una sembrava più insistente: «Un drago.» Nello stesso istante si materializzò un Drago, quasi i presenti l’avessero evocato. I Signori dei Draghi persero improvvisamente le forze, ed il Drago appena giunto soffiò lingue di fuoco che raggiunsero molti guerrieri. Subito dopo apparve un altro Drago e poi un altro ancora. La situazione a quel punto si fece sempre più caotica e drammatica. I Draconici continuarono ad attaccare senza dare tregua, un Drago ferito da un guerriero, inferocito mosse qualche passo verso la fontana facendo tremare la terra, facendo cadere calcinacci ed alzando polvere; i pochi ancora indenni feriti dalle lingue di fuoco, i Chierici accorsi che cercarono di accudire i feriti meno gravi. Lord Sbarzo, raggiunto dalle lingue di fuoco di un Drago cadde svenuto, tutti i Signori dei Draghi a terra esanimi. Fu uno spettacolo orribile, al termine dello scontro la Piazza risultò semidistrutta.
Si videro i Draconici ritirarsi per lasciare spazio ai Draghi, in una sorta d’intesa implicita, e i Draghi muoversi in modo simultaneo per sferrare l’attacco definitivo. I Draghi soffiarono una grande fiammata che colpì la maggior parte dei presenti, insieme ad una nuvola di gas velenoso, che si espanse su tutta la Piazza. Tutti i presenti vennero feriti dalle fiamme e dai gas, fortunatamente alcuni in modo meno grave. La Piazza al termine era un vero e proprio campo di battaglia, semidistrutta con le botteghe inutilizzabili: una vera desolazione.
A quel punto i Draghi luccicarono di una luce giallastra, per poi diventare trasparenti e svanire alla vista, ed una voce proveniente dalla sfera pronunciò, forse sarebbe meglio dire, urlò, arcane parole: «TOIVIH PIMMIH NOIH NEPO» e ancora «QSITVUH EWSU’H OMH QUVISIH GOPEMI», dopodiché la sfera si alzò in cielo e scomparve velocemente.
I presenti, non comprendendo tale linguaggio, si guardarono stupefatti; vi fu anche chi annotò tali parole per farle poi analizzare da qualcuno, l’unica cosa che riuscirono ad intuire è che sembrava un arrivederci. Il Signore dei Draghi ripeté quella frase che la sfera aveva detto: «PRESTO AVRO’ IL POTERE FINALE», e ciò creò panico tra i presenti, per l’ipotesi di un successivo attacco.
Tra la folla dei feriti vi fu Lord Sbarzo che, al sentire quelle parole, non appena curato dai Chierici, con grande forza d’animo e lottando contro il dolore si alzò e, guardando i suoi compagni e i suoi nemici giurati, disse che i Draconici avrebbero attaccato ancora e che era necessario curarsi al meglio ed organizzarsi con le altre Gilde per creare una strategia difensiva. Lo videro dirigersi zoppicante e con una smorfia di dolore sul volto verso il Palazzo delle Gilde.
Chi osservò il luogo dello scontro, poté vedere una Piazza impietrita dal caos, le urla e i gemiti dei feriti, le invocazioni dei Chierici, i sussurri dei Cerusici ed una grande solidarietà; tutti, infatti, si diedero da fare cercando di aiutare chi era più bisognoso. La Piazza non sarebbe più stata la stessa e nemmeno coloro che erano soliti frequentarla, per esserne certi bastava guardare i volti dei feriti rassegnati ormai ad affrontare un ennesimo attacco.
✦ L’esodo dei Draghi ✦
Nel sereno cielo notturno di Lot i maestosi Draghi presero a librarsi, ognuno secondo la sua indole, ognuno secondo il proprio stile, ma tutti imponenti e regali. Il Drago Fiamma di Rubino scivolava sotto la spessa coltre di nubi, sembrava squarciare le nuvole con la sua immensa mole che emanava rossi riflessi, e si librava con grazia finché prese a perdere quota fendendo l’aria, producendo un sinistro sibilo, prima di planare fin quasi a sfiorare le acque dell’Averno. Infine, la Fiamma estrasse gli artigli e ghermì il suolo, provocando una serie di tonfi.
Il Drago Antares, Stella che Danza, Maestoso di Smeraldo volava lento attraverso le grigie nubi, anche il suo planare fu lento ed accompagnato da un lieve gorgoglio, un’immensa nenia che pareva cullare chi la udiva. La Stella non si diresse subito al suolo, ma al suo passaggio oscurò la luna e coprì i presenti con la sua enorme sagoma… i suoi occhi si spalancarono, sebbene la sua espressione rimase pacata, e permase immobile nel cielo.
Il barone Sbarzo camminava intanto lungo le sponde del lago Averno. Improvvisamente apparve il Drago Leggendario, al culmine dell’incanto di teletrasporto, che si palesò ai presenti con l’ali distese, immobile sopra il lago. Giunse anche il Drago Venerabile Lacrima di Smeraldo, e nel suo volare lasciava una verde scia, un volo selvaggio e violento caratterizzato da altissima velocità finché, scivolando in una virata, calmò il suo fare.
Un grido del Leggendario squarciò il silenzio notturno «Ecco, io sono», le semplici parole pronunciate. Lord Sbarzo, in risposta al Leggendario, disse d’aver udito il suo richiamo, mentre gli altri Draghi si mostrarono intimoriti quasi dalla figura del loro Primo. Le parole del Leggendario presero ad invadere il loco e a risuonare come una profezia antica: «Io sono Tutto, Io sono Nulla. Io sono l’Annuncio e sono la Profezia. Sono Silenzio e Canzone. Sono Avvertimento ed Aiuto. Io non sono un Drago, Io ne sono Essenza e Conclusione.»
Un brillare rossastro nell’oscurità sfrecciò in rapido volo apparendo sulla linea dell’orizzonte, era il Drago Nephelyr delle Nubi. Tuffandosi nelle nubi, giunse anche Wakaba, Choos, lo PseudoDrago del Crepuscolo e presto scivolò in una picchiata verticale ad ali spiegate, causando un fastidioso sibilo, infine si portò in parallelo alle acque e prestò ascolto al dire dei suoi cugini.
Il Drago Leggendario continuò il suo discorso, mentre si muoveva in una lenta spirale elegante: «Fummo tre e tuttora siamo. Uno per la Luce e Uno per la Tenebra. Opposte facce della medaglia unite nella Neutralità che è forza e Saggezza. La Neutralità che Io sono. E dall’Essere perno di bilancia, aspo del Fato, traggo il mio avviso alle genti di ogni razza, alle genti di ogni credo… Io sono la Profezia.»
Nel loco varie genti ascoltavano il dire dei Draghi e cercava di capire, erano presenti il clan umano Azure, il reggimento militare nomato III Blizard ed il reggimento militare nomato IV Atlantis. Il Drago Lacrima aggiunse poche parole al dire del Leggendario: «Ho avvertito, ho sentito, ora voglio i Vostri occhi. Dipanate le nebbie dell’arazzo, Signore di magia e potere, i miei artigli bramano nuovi intrecci.»
Il Leggendario riprese il suo discorso mentre un dolce profumo scaturiva dalle sue fauci: «Vi fu un tempo in cui il Drago posò lo sguardo su questa terra e vide che era una cosa bella. E pur nella danza di Utopia giurò che l’avrebbe difesa, perché ciò era giusto. E guardandola prosperare si compiacque. Vi fu un tempo in cui il Drago danzò Utopia per questa terra. Zanna contro zanna, artiglio contro artiglio, soffio per soffio e magia per magia, perché ciò era giusto e bello.»
Il barone Sbarzo continuò ad annuire al dire del possente essere, e fece presente la volontà dei nobili di prestar ascolto al loro proferire. Come in un intreccio armonico, il Drago Lacrima riprese la parola: «Nuove sfumature s’intrecciano sull’arazzo di Luce e di Tenebra, nuove tinte, graffi di sangue e di pioggia mescolati nel blu. Non più bianco è bianco, non più dente ed artiglio.»
Piegando il capo in modo lento, quasi sensuale, il Leggendario proferì ancora: «Brooke D’Asteria fu il Primo, vittima de Nulla e complice insieme della sua venuta. Fu l’avviso che non avete compreso, l’allarme dimenticato. Sono giunto a completare ciò che non è stato compreso, a porre il mio sigillo sul libro che viene serrato.»
Il Drago Fiamma di Rubino si poggiò su di una roccia facendo risuonare in modo sinistro i suoi artigli, mentre il Venerabile Lacrima di Smeraldo si slanciava in avanti lasciandosi flagellare dal vento, movimenti studiati, precisi.
Il Leggendario parve dichiarare la sua decisione di partire con le seguenti parole: «Il tempo è venuto, Io ne sono annuncio. Si stendano le ali e gridino per l’ultima volta i Draghi sui cieli di questa Terra. È tempo d’andare. Sciogliete per me in pioggia il grigiore delle nubi, rivelando nuove scie di colore, come lacrime sull’arazzo. Siamo sempre stati, ed ovunque sempre saremo, fra alba e tramonto sia. È tempo d’andare. Tempo che il Sole s’infranga su ali distese a protezione. È tempo di andare ed essere ancora giudici e protettori. È tempo d’andare verso il sorgere del Sole e trovare ciò che il sogno ha disegnato nelle lunghe notti. Tempo di rinascita e fratellanza, tempo di viaggio. Portate con Voi ciò che avete nel cuore, genti di questa terra. Portate solo ciò che avete nel cuore ed il cammino sarà vegliato dall’ombra del Drago e dalla concordia dei Gemelli.» I fratelli Draghi annuirono al suo dire, il rispetto verso Egli era facile intuire nei loro taglienti sguardi di brace.
La Stella che danza parve sigillare il dire del Maggiore: «Così sia. La danza tra cielo e terra seguirà la Leggenda. Sia l’Est. Si raggiunga il Sole. Il Venerabile delle Tempeste sappia per voce mia. Seguirà la Volontà chi della Volontà si fa figlio.»
Lacrima di Smeraldo aggiunse qualche parola che rafforzò maggiormente il dire del Leggendario: «Nell’abbraccio dell’alba e della stella del mattino voleremo. In nome dell’arazzo su di un popolo, e non più su di una terra.»
Il Leggendario, mentre una verde fiamma sorse dalle sue fauci, stracciò con grido acuto l’aere, stavolta rivolto più alle genti che ai fratelli: «Sarete chiamati esuli e fondatori. Sarete chiamati in mille modi e in mille lingue diverse, e sarete inseguiti. Sarete stanchi ed avrete paura. Sarete delusi e sarete abbandonati. Ma alla fine di tutto, all’ultimo crinale, quando la stanchezza sarà miele fuso nelle vene, sarete fratelli, e in questo sarete benedetti.»
Il barone Sbarzo allora prese la parola, e a nome dei nobili dichiarò che avrebbe intrapreso il cammino verso le nuove terre, seguendo la profezia dei Draghi, seppur per brevi attimi temé il dover attraversare le acque degli oceani.
Il Drago Leggendario parve volere tranquillizzare il barone e a lui si volse con chiaro discorso: «Lontano da qui, Signore dei Draghi e figlio di Reinhart, giace un Oceano, lontano, ad Est. Le onde s’infrangono con la dolcezza delle carezze di un amante lungo il fianco della spiaggia, rotolando, e la distesa marina splende come lo zaffiro intagliato. Lontano ma non impossibile, al di là del mare splendono montagne del colore della conchiglia levigata e vibrano foreste che si tendono vigorose al cielo. Cantano ruscelli e s’innalzano picchi. Lontano ma non mai più, sulla riva dell’Oceano infinito. I Figli dell’Arte troveranno la risposta.»
Fu in quel frangente che si palesò il Drago Shunrei, la Maestosa Signora di Piombo, che sotto spoglie di giovine donna umana, si confuse tra le genti con fare semplice e mosso da curiosità verso i mortali. Dopo aver proferito la Profezia, i Draghi presero a volteggiar lievi e maestosi nella volta del notturno cielo, ognuno emanando una diversa luce, disegnando spire dalle molteplici tonalità… rosso, verde, arancio… la volta celeste parve attingere colore dal volteggiare aggraziato dei mastodontici Esseri di Fuoco, finché ad uno ad uno, i Draghi presero a muoversi in senso verticale risollevandosi lesti verso l’alto, scivolando fra le nubi e lasciando un dolce aroma in ricordo delle loro presenza. Fu così che i Draghi lasciarono le Terre di Lot, fu così che ebbe inizio il grande esodo.Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:
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